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Siamo autistici. Siamo autistiche.
Siamo disabili, a volte no.

No, non siamo “persone con autismo”. L’autismo non è una malattia ma una condizione, una neurodiversità, che ci pervade e colora il nostro modo di percepire il mondo e l’universo tutto, nel bene e e nel male. Non è di autismo che soffriamo, è del mondo che ci circonda, pieno di ostacoli e scarso di supporto per chi funziona con una neurologia diversa dalla norma, un contesto che appunto, ci disabilita.

Siamo un’associazione di lotta per i diritti degli autistici, guidata dagli autistici stessi, non una onlus lacrimevole in cerca di cure per bambini futuri, immaginari, mai nati, che non muove un dito per ottenere servizi dallo stato alle persone autistiche già esistenti, siano essi bambini o adolescenti, ma soprattutto adulti e anziani. Vogliamo il dopo di noi, ma anche il qui ed ora. 

Siamo quelli in terapia cognitivo-comportamentale, con diagnosi precoce. Siamo quelli che non sono stati diagnosticati da piccoli, perché nessuno sapeva o capiva, perché qualcuno ha chiuso un occhio o tutti e due, perché qualcuno preferiva pensare a problemi familiari e traumi infantili di sorta.

Siamo tutte le persone autistiche adulte che cercano di farsi dare aiuto e si sentono appioppare etichette diagnostiche assurde da medici ignoranti, che hanno sofferto terapie farmacologiche inadatte alla nostra neurochimica. Siamo le persone con tutte quelle comorbidità misconosciute e non rilevate.

Siamo quelle persone che fanno schizzare le statistiche sui nuovi diagnosticati, perché ci scopriamo dopo venti, trenta, quarant’anni. Siamo le donne autistiche e le persone autistiche e transessuali, transgender, non binari, bisessuali, asessuali, lesbiche, gay e così via che non rientrano nello stereotipo di maschio autistico senza venire rilevati dai radar diagnostici di medici che pretendono di conoscere alla perfezione condizioni che non vivono.

Siamo quelli che i ricercatori nel campo dell’autismo neanche vanno a cercare, perché preferiscono speculare in autonomia che chiedere suggerimenti a noi sulla nostra natura, come fossimo creature esotiche e non dialogabili. 

Siamo quelli che dopo i diciotto anni, secondo la legge italiana, smettono persino di essere autistici. Dobbiamo supporre che la maggiore età, condizione giuridica, riesca a cambiarne una neurologica?

Alcuni di noi hanno incominciato a parlare tardi, vuoi per capacità verbale o timidezza, altri hanno imparato molto presto. Ma ora sappiamo aprire bocca e non sopporteremo più che un nostro diritto venga calpestato, che la nostra esistenza non venga riconosciuta, che ogn* autistic* non riceva il supporto dovuto alla sua persona.

Siamo persone autistiche, nelle nostre virtù e lacune. Siamo esseri umani, benché outsiders, anzi, autsiders! 

Rivendichiamo questa autodefinizione spogliandola dalle vesti del trauma e dello stigma.
Orgoglio autistico!